APPENA ARRIVATO: “Non fatemi fallire” — Il grido commosso di Conte al Napoli: “Ho perso e vinto scudetti all’ultimo giorno. So cosa serve”

Il fuoco negli occhi di Antonio Conte non tremò. Ruggì.

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In una conferenza stampa post-partita da brividi, più simile a un generale che raduna le sue truppe prima della guerra che a un allenatore di calcio che si rivolge ai media, Conte mise a nudo il peso della storia, il peso delle aspettative e il suo disperato desiderio di non essere dimenticato come un fallito a Napoli.

“Ho perso e ho vinto scudetti all’ultimo giorno”, esordì Conte, con una voce tagliente come una lama tagliente che squarciava il silenzio. “Ho vissuto entrambe le estremità del coltello: la gloria di vincere il titolo e il dolore di vederlo scivolare via negli ultimi minuti. Quindi quando dico di sapere cosa richiede questo momento, lo penso davvero”.

Le sue parole non erano scuse, né analisi, ma una supplica. E un avvertimento.

“Non sono venuto qui per rattoppare buchi. Non sono venuto qui per confondermi nella mediocrità”, disse, alzando la voce. “Sono venuto per riportare questo club al suo posto legittimo: alla luce. E voglio rimanere in quella luce. Non trascinatemi nell’ombra. Non fate di me un fallito.”

Un uomo al limite. Una squadra al bivio.

Giovanni Di LorenzoIl Napoli, un tempo potente, campione di Serie A solo una stagione fa, ha oscillato tra brillantezza e fallimento per tutto l’anno. Conte, nominato a metà stagione per rilanciare una squadra che aveva perso la sua anima, ha fatto più che gestire: ha acceso un fuoco. Ma anche i fuochi hanno bisogno di carburante. E in questo momento, la fiducia del Napoli si sta esaurendo.

“La posta in gioco non è solo questa stagione”, ha continuato Conte, battendo i pugni sul tavolo. “È l’anima stessa di questo club. Combattiamo ora, o moriremo.”

Il Napoli è appena fuori dalle prime quattro. La Champions League è in bilico. Lo Scudetto, matematicamente vivo, sembra un temporale lontano: pericoloso, incombente, improbabile… ma non impossibile.

E proprio in quest’impossibilità Conte prospera.

“Pressione? Pensi che io abbia paura della pressione?”, ha sbottato quando gli è stato chiesto delle aspettative. “Io sono la pressione. Ho già portato mazze sulle spalle. Porterò anche questa, se i giocatori saranno disposti a portarsela da soli.”

La reazione nello spogliatoio: silenzio e fuoco

Fonti interne allo spogliatoio del Napoli affermano che l’atmosfera dopo il discorso di Conte è stata “un silenzio di tomba seguito da scintille”.

“Si sentiva cadere uno spillo”, ha detto un membro dello staff. “E poi all’improvviso, come se qualcosa si fosse spezzato, si sentiva tutto: rabbia, urgenza, convinzione.”

Il capitano Giovanni Di Lorenzo lo ha confermato nel post-partita. “Non era un allenatore a parlare. Era un uomo che ci implorava di essere al suo fianco alle porte della storia. Ora gli dobbiamo tutto.”

Il centrocampista Piotr Zieliński si è spinto oltre: “È stato come sentire Maradona parlare dall’aldilà. È stato così potente”.

Eredità in gioco

La carriera di Conte non è mai stata priva di colpi di scena. Un campione seriale alla Juventus. Un campione di titoli all’Inter. Un campione della Premier League al Chelsea. Ma anche un uomo che ha abbandonato i progetti, che ha sentito il dolore di essere etichettato come difficile, esigente e ora – in alcuni momenti – svanito.

“Non ho finito”, ha dichiarato Conte. “Ho ancora molto da dare. Ma ho bisogno che questi giocatori credano in me come io credo in loro. Una partita può cambiare tutto. Un momento. Un gol. L’ho visto. L’ho vissuto”.

Fermo un attimo, poi sferrò il colpo di grazia:

“Non fate di me un fallito. Non qui. Non ora”.

Prossimo: Lo scontro al Colosseo

Il Napoli affronterà la Roma: una sfida sismica con implicazioni per le prime quattro posizioni e reputazioni in gioco. Una sconfitta potrebbe stroncare le loro speranze europee. Una vittoria potrebbe preparare il terreno per un ultimo, fragoroso atto.

Il grido di Conte è stato ascoltato. Ora, Napoli guarda. La nazione guarda.

Perché non si tratta più di tattiche o classifiche.

Si tratta di riscatto.

Si tratta di fuoco.

Si tratta di Antonio Conte.

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