November 22, 2024

Le parole di Jannik Sinner sulla questione calendario non sono piaciute ai colleghi, né agli ex giocatori o allenatori, come Paul Annacone, ex coach di Roger Federer, che ha fatto fatica a digerire i pensieri del giovane italiano. Il numero 1 dell’ATP, nelle scorse settimane, ha risposto alle parole di Alcaraz, che sosteneva che il calendario andrebbe riformulato, perché si giocava troppo. L’italiano ha minimizzato il problema, dicendo che i giocatori potevano decidere arbitrariamente se disputare o meno un torneo. Va sottolineato che molti tennisti, anche di alto livello, hanno lamentato troppi impegni, spalmati nell’arco dell’anno agonistico, che non danno modo agli atleti di tirare il fiato e riprendersi dalla fatica dei tanti tornei, che si giocano praticamente ogni settimana.

Le parole di Sinner, come detto, non sono piaciute ad Annacone che ha espresso un parere non in linea con quello del 2 volte campione Slam: “Mi è piaciuto molto sentire Sinner dire che giochi molto a tennis. Ci sono troppi tornei. Ma se non vuoi giocare, non giochi. Ovviamente è più facile quando sei uno dei migliori giocatori al mondo, ma se stai per giocare i campionati a fine anno, cercando di rispettare i tuoi impegni in termini di squadra, sponsor, partner e così via, è molto difficile capire quando non giocare. Quindi non è così semplice dire che se non vuoi giocare, non giochi. Ma la struttura del circuito professionistico è davvero fratturata, e lo è sempre stata”, ha detto.

Anche il francese Hugo Humbert ha preso posizione contro Jannik, dicendo: “Sento alcune persone, come Jannik Sinner, che dicono che puoi scegliere di non giocare, ma non hanno le idee chiare. Quando sei 50° o 60° al mondo, cerchi di giocare il più possibile per scalare la classifica”.

Nel frattempo, in uno speciale di Sky Sport, l’italiano ha parlato del suo legame speciale con i suoi due allenatori Darren Cahill e Simone Vagnozzi. Jannik ha descritto i suoi due allenatori con una somiglianza che riflette le loro grandi differenze, definendoli ghiaccio e fuoco.

“Simone è un allenatore molto tecnico e tattico, mentre Darren mi aiuta mentalmente e trova le parole giuste al momento giusto. La differenza tra uno e l’altro a un certo punto è perfetta perché si rispettano in modo incredibile. Secondo me devo ringraziare il mio team che mi è sempre stato vicino. Ad esempio Darren Cahill è venuto da me, non è tornato a casa in quel periodo, è stato con me, è venuto mio padre e grazie a loro mi sono sentito al sicuro, protetto. Ecco perché dico che quando vinci tornei o anche partite che significano molto dico sempre che è grazie alle persone che mi sono vicine perché senza di loro tutto questo non sarebbe possibile. Non so come ho fatto a superare tutto questo e sono contento di come ci sono riuscito. Alla fine il mio compito è stato quello di separare il problema dal mio lavoro. Ho sempre cercato di sentirmi bene in campo, mi sono sempre allenato e sono sempre mentalmente preparato per cercare di giocare un buon tennis. Alla fine è per questo che ci sono riuscito”, ha spiegato Sinner.

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