Dopo aver annunciato le sue intenzioni ai dirigenti, l’allenatore del Milan Paulo Fonseca ha deciso di sfidare pubblicamente lo spogliatoio rossonero, o almeno una parte di esso.
La Gazzetta dello Sport racconta come, dopo la sofferta vittoria in Champions League contro la Stella Rossa di Belgrado, abbia rivelato a tutti il suo malcontento:
“Con un’espressione sinceramente delusa, quasi addolorata, come se si sentisse tradito, ha scelto di portare la sua delusione in TV, una decisione traumatica che ha messo i giocatori faccia a faccia con le loro responsabilità.
Abbiamo visto tutti gli atteggiamenti sbagliati di alcuni giocatori del Milan, ma quando l’allenatore li evidenzia, tutto cambia.
Dopo quelle parole, non si torna indietro: o cambiano i comportamenti, o il cordone si spezza. Fonseca non ha fatto nomi, ma si dice che abbia parlato con Theo Hernandez il giorno dopo il suo sfogo.
Theo, il più deludente tra i rossoneri quando si confrontano le sue ottime qualità con le sue scarse prestazioni, non è l’unico che l’allenatore considera “distratto”.
Fonseca ha ragione a pretendere di più da certi giocatori. Non si può essere campioni solo per una stagione o solo quando si discute di rinnovi contrattuali o trasferimenti in un altro club.
Il Milan, che ha trasformato Theo da giovane promessa del Real Madrid in campione di livello internazionale, merita rispetto.
Fonseca può sembrare debole per i suoi modi cortesi, mai maleducati (che ricordano il suo predecessore Pioli).
In realtà, non ha paura di confrontarsi con i campioni in modo deciso: a Roma, lo ha fatto con Dzeko, e al Milan, non ha esitato a mettere in panchina Leao e Theo Hernandez dopo la loro ribellione nella pausa di raffreddamento.
Tuttavia, Paulo non dovrebbe essere l’unico esposto in situazioni come queste. Quando ha protestato per gli incidenti di Atalanta-Milan, il presidente Scaroni lo ha sconfessato.
Ora che ha attaccato la squadra, nessuno dei dirigenti rossoneri, a partire da Ibrahimovic, ha parlato pubblicamente per sostenerlo, per dare concretezza alla sua scomoda accusa, per far sentire il peso e la forza della società accanto all’allenatore.
La dirigenza è con lui, solo che non lo dice. Ma c’è ancora tempo perché la società esca allo scoperto: Fonseca ha parlato, ora tocca a chi sta dalla sua parte fare lo stesso”.