In un sorprendente colpo di scena degno di un film poliziesco, il presidente dell’Inter Giuseppe Marotta è uscito intoccabile da una burrascosa indagine che collega i massimi dirigenti del club a loschi accordi con i famigerati ultrà del club, mentre il suo vicepresidente e i suoi dirigenti sono rimasti bruciati da multe e disonore.

L’indagine, avviata mesi fa tra voci di favoritismi, favori segreti e “protezione non ufficiale” per la Curva Nord, ha scosso il calcio italiano nel profondo. La nazione attendeva con ansia che i vertici si assumessero le proprie responsabilità.
Ma quando la sentenza è stata annullata questa settimana, ha scosso tutto lo sport.
Marotta: Indenne. Impunito. Imperturbabile.
Nel frattempo:
Il suo vicepresidente è stato multato di 30.000 euro.
Due collaboratori di alto livello sono stati sospesi per “aver facilitato l’accesso non autorizzato” agli ultrà durante le partite.
Un responsabile della logistica si è già dimesso in disgrazia.
Eppure Marotta si è presentato davanti ai media – con aria di sfida, quasi regale – e ha pronunciato le parole che ora echeggiano in tutta Italia:
“Sono al di sopra della Curva Nord”.
“Questo scandalo mi turba, ma non perché lo tema. Ho guidato questa squadra attraverso le tempeste. Non mi piegherò a cori, bandiere o voci”.
Al di sopra della legge o al di sopra di ogni rimprovero? Il dibattito ha diviso a metà la tifoseria interista.
Fonti interne all’Inter descrivono il presidente come “intoccabile… il capo di tutti i capi” del calcio moderno, un uomo che non ha mai avuto bisogno di concludere un accordo perché gli ultras lo veneravano come un simbolo. La sua influenza, dicono, è così vasta che “anche il silenzio parla a gran voce”.
Nonostante le prove evidenti che la sua squadra abbia oltrepassato i limiti – organizzando biglietti non autorizzati, incontri post-partita e persino mostre speciali di tributo – gli inquirenti hanno dichiarato Marotta estraneo, citando “nessun contatto diretto o direttiva”.
I critici non ci credono.
“Quando tutta la tua cerchia ristretta è colpevole, ma tu no, non è innocenza, è isolamento”, ha detto un ex responsabile etico della Lega.
In Curva Nord, le opinioni sono divise. Alcuni definiscono il presidente “un generale che ha lasciato sanguinare i suoi soldati”. Altri lo definiscono “un maestro stratega che ha protetto lo stemma”.
Ma nel mondo del calcio in generale, il messaggio è chiaro: Giuseppe Marotta non risponde agli ultras. Non risponde alla stampa. Forse – solo forse – non risponde a nessuno.
Mentre l’Inter corre verso un altro scudetto, la vera partita potrebbe non essere in campo, ma nell’ombra, dove il potere indossa un abito, non una maglia.

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