July 9, 2025
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Igor Tudor non ha usato mezzi termini nella sua prima importante apparizione stampa da quando ha assunto la guida della Juventus, mettendo a nudo la cupa situazione del club al suo arrivo e dichiarando senza mezzi termini: “Non sono inferiore a nessuno”.

Il 46enne croato, nominato dopo l’esonero di Thiago Motta nel mezzo della turbolenta stagione della Juve, ha fornito una valutazione onesta delle sfide future e ha espresso forte fiducia nella sua capacità di ricostruire l’eredità del club.

“La Juventus era in una situazione di profonda crisi – mentalmente, tatticamente, emotivamente – quando sono arrivato”, ha detto Tudor. “Non c’era direzione, nessuna voglia di riscatto. Questa non è la Juventus che conoscevo da giocatore, e non è accettabile per un club di questa levatura”.

La schietta ammissione ha fatto girare la testa a tutto il panorama calcistico italiano. La Juventus, un tempo sinonimo di dominio in Serie A, ha vissuto un paio di stagioni altalenanti – dal caos amministrativo e uno scandalo per la penalizzazione dei punti alla mancanza di identità in campo. La stagione in corso è stata segnata da incoerenza, inquietudine nello spogliatoio e disordine tattico.

Riprendere il DNA della Juventus

Tudor, che ha giocato per la Juve tra il 1998 e il 2007 ed è stato vice di Andrea Pirlo nella stagione 2020-21, ritiene che il club abbia perso il suo DNA, fondato su disciplina, ambizione e spietatezza.

“Questa squadra non aveva spina dorsale quando sono arrivato”, ha detto Tudor. “Si vedeva negli occhi dei giocatori. Qualcosa si era rotto. Dobbiamo sistemarlo, e non sarà facile. Ma so cosa serve”.

Noto per il suo approccio pragmatico, l’intensità tattica e l’enfasi sulla preparazione fisica, Tudor ha già iniziato a rimodellare la mentalità della squadra. Gli allenamenti sotto la sua guida sono diventati, a quanto pare, più estenuanti e strutturati, con un’attenzione particolare alla solidità difensiva e alle transizioni aggressive, tratti distintivi delle vecchie Juventus.

“La Juventus deve tornare a essere temuta”, ha insistito. “Ogni squadra in Italia tremava al pensiero di affrontarci. Dobbiamo riportare quel fattore paura.”

Fiducia tra lo scetticismo

La forte retorica di Tudor non è passata inosservata. Alcuni esperti si sono chiesti se il suo curriculum da allenatore – che include incarichi all’Hellas Verona e al Marsiglia – sia sufficiente per un club della portata della Juve.

Ma Tudor ha chiarito la sua posizione:

“La gente mi chiede se sono qualificato, se sono l’uomo giusto. Lasciate che ve lo dica: non sono inferiore a nessuno”, ha dichiarato. “Ho lavorato in tre paesi, ho studiato il calcio moderno, ho allenato sotto pressione e so cosa significa una prestazione d’élite. Questo lavoro non mi spaventa.”

Cosa ci aspetta

Il momento dell’arrivo di Tudor lascia poco spazio a errori. La Juventus sta ancora lottando per un posto in Europa e i tifosi cercano disperatamente un barlume di speranza mentre il club si prepara per una cruciale sessione di calciomercato estiva. Si prevede che Tudor supervisionerà una revisione della squadra, con diverse veterane potenzialmente in partenza e giovani talenti promossi o acquisiti.

Fonti interne suggeriscono che Tudor abbia già incontrato il direttore sportivo Cristiano Giuntoli per delineare un piano di ricostruzione in tre fasi incentrato su:

Ripristinare la disciplina fisica e mentale.

Riaffermare l’identità tattica della Juve: solida in difesa, letale in contropiede.

Integrare i giovani eliminando i giocatori meno performanti.

Il sostegno delle leggende

Diverse ex icone della Juventus, tra cui Giorgio Chiellini e Claudio Marchisio, hanno pubblicamente sostenuto la nomina di Tudor.

“Sa cosa significa questa maglia”, ha detto Marchisio a Sky Italia. “Ha giocato in alcuni dei nostri anni più intensi. Se c’è qualcuno che può infondere di nuovo quello spirito guerriero, è lui”.

Anche Tudor vede questo come qualcosa di più di un semplice lavoro: è una missione personale.

“Devo molto a questo club. È lì che sono cresciuto come uomo. Ora è il mio turno di restituire qualcosa”, ha detto, con gli occhi fissi e la voce ferma.

Reazione dei tifosi: Mista ma fiduciosa

Online, la tifoseria rimane divisa. Alcuni vedono la nomina di Tudor come una scommessa; altri credono che la sua autenticità e il suo coraggio siano esattamente ciò di cui la Juventus ha bisogno.

“Dite quello che volete, ma Tudor parla come un uomo che si preoccupa. Questo da solo lo pone in vantaggio rispetto agli ultimi allenatori”, ha twittato un tifoso.

Con solo poche partite rimaste alla fine della stagione e un intero precampionato all’orizzonte, il mandato di Tudor è ancora agli inizi, ma se le sue parole sono indicative, è arrivato preparato alla battaglia.

“Non accettiamo la mediocrità qui”, ha concluso Tudor. “Combattiamo per essere i migliori e combatteremo ancora”.

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