
Milano, 7 giugno 2025 – Dopo quella che è stata definita la notte più buia della storia recente dell’Inter – una schiacciante sconfitta per 5-0 contro il Paris Saint-Germain nella finale di UEFA Champions League a Monaco – inizia una nuova alba.
L’Inter ha annunciato ufficialmente il ritorno di José Rodolfo Pires Ribeiro, ricordato con affetto dai tifosi nerazzurri come Dodô, che arriva a parametro zero dopo la scadenza del suo contratto con il Cruzeiro Esporte Clube. Il terzino 33enne torna non solo come rinforzo, ma come simbolo: una dichiarazione di determinazione e riscatto.
Con le visite mediche completate sotto l’occhio vigile del neo-allenatore Cristian Chivu, l’Inter ha confermato che il contratto di Dodô durerà fino all’estate del 2030, a testimonianza di un impegno a lungo termine per ricostruire una difesa ormai in frantumi. La notizia arriva pochi giorni dopo le clamorose dimissioni di Simone Inzaghi, che si è dimesso in seguito all’umiliante crollo di Monaco del 31 maggio.
Il ritorno di Dodô è più di un semplice trasferimento. È la ripresa di una questione in sospeso.
“Torno a Milano per la gloria, per finire la storia”, ha detto il brasiliano durante la presentazione.
“Questo club, questa città… non mi hanno mai abbandonato il cuore. Quando Chivu mi ha chiamato, non ci ho pensato due volte. L’ho sentito nelle ossa: era arrivato il momento. Dopo tutto, sapevo di dover tornare. Questa è casa sua”.
Una città impressa nell’anima
Dodô ha indossato per la prima volta i colori dell’Inter quasi dieci anni fa. Sebbene il suo primo periodo al club sia stato breve e interrotto da infortuni e prestiti, se n’è andato con una promessa fatta a se stesso: tornare un giorno, più forte, e scrivere il capitolo che non si era mai concluso.
Da allora, è maturato tra le fila del calcio brasiliano, ritrovando forma e leadership al Cruzeiro e guidando i giovani talenti con una presenza discreta ma autorevole. Ora, a 28 anni, Dodô riemerge come più di un semplice giocatore: è un leader, un combattente e un credente nella rinascita dell’Inter.
“Mi sono innamorato di Milano la prima volta che sono venuto qui”, ha aggiunto.
“Le strade, la gente, la cultura, la passione a San Siro: è unico. Milano non è solo un luogo. Per me, è un’emozione. Tornare ora, in questo momento, è più significativo che mai. È una questione personale”.
Un ritorno simbolico, un’esigenza tattica
Il crollo difensivo dell’Inter in finale ha messo in luce vulnerabilità di cui si era parlato a lungo, ma mai affrontate appieno. Con i veterani in partenza e i punti interrogativi sulla leadership, Chivu – lui stesso un ex icona della difesa dell’Inter – ha agito rapidamente gettando le basi per la sua nuova visione.
L’arrivo di Dodô è la prima mossa distintiva di Chivu. Uomo che comprende il DNA del club, Chivu sta mettendo insieme una squadra non solo per i risultati, ma per la rivincita.
“Non è qui solo per quello che era”, ha detto Chivu nella sua prima conferenza stampa. “È qui per quello che è ancora: un combattente, un simbolo di resilienza. Abbiamo bisogno di giocatori che si battano per la maglia. José è uno di loro.”
Guardando al futuro
L’Inter, umiliata sul palcoscenico più importante d’Europa, si trova ora a un bivio. Con Chivu al timone e Dodô che torna in una città che non ha mai smesso di amare, il messaggio è forte e chiaro: questa non è la fine, è l’inizio di qualcosa di nuovo.
Per Dodô, è una missione. Per l’Inter, una dichiarazione. Per i tifosi, un motivo per credere di nuovo.
E per il Milan?
È il ritorno di un figlio.