Bryan Cristante è il prossimo capitano della Roma. Cosa significa per il club?

La fascia di capitano di un club come la Roma può essere un calice avvelenato.

I Giallorossi sono uno dei club più importanti d’Italia, con la quarta storia più decorata della penisola, e alcune delle più grandi icone del calcio hanno indossato la fascia. Proprio quella storia, tuttavia, crea uno standard impossibile. Pochi possono essere all’altezza dei fantasmi di chi li ha preceduti.

Entra in scena una nuova regola di cui abbiamo già parlato a proposito di Chiesa di Totti: la decisione di Gian Piero Gasperini di assegnare la fascia di capitano al giocatore con più presenze con il club. A prima vista, sembra una decisione meritocratica: scendi in campo, prendi la fascia. È stata anche la regola di fatto per la fascia di capitano della Roma per gran parte del XXI secolo: chi mai avrebbe potuto avere più presenze con i Lupi di Francesco Totti o Daniele De Rossi? Eppure, il vero intento dietro la regola di Gasperini sulla fascia di capitano basata sulle presenze è ovvio: privare il talento locale Lorenzo Pellegrini della sua fascia di capitano nel modo più discreto possibile. La retrocessione di Pellegrini dalla fascia di capitano permanente, ruolo che ha ricoperto per quattro anni, non è un episodio isolato, ma l’ultimo, decisivo tassello di un puzzle più ampio. Considerando questo cambiamento insieme ad altri fattori chiave, i romanisti non avevano bisogno dei recenti commenti di Frederic Massara sul futuro di Pellegrini per confermare che Lolo non rimarrà a lungo in questo club.
Entra Bryan Cristante. O forse è più corretto dire: resta Bryan Cristante. Il centrocampista italo-canadese della Roma, Ironman, ha collezionato 320 presenze con i giallorossi fino a questa pausa per le nazionali, e dato che il vero re delle presenze Stephan El Shaarawy non è più titolare fisso, Cristante è diventato l’erede naturale della fascia di capitano sotto Gasperini. Prima della sosta per le nazionali, questa transizione sembrava già inevitabile, ma ora il Corriere dello Sport suggerisce che il fatto sia fatto: Cristante è il nuovo capitano della Roma a titolo definitivo.

Avremo sicuramente molto altro da dire sulla fine del regno di Lorenzo Pellegrini a Roma, ma per me, la parte più affascinante di questo passaggio di consegne è il modo in cui esemplifica lo strano rapporto tra Bryan Cristante, i suoi allenatori e i romanisti di tutto il mondo. Il numero di presenze e le parole di tutti i suoi allenatori da quando è arrivato a Roma dall’Atalanta non mentono: ogni allenatore della Roma ha visto Cristante come un centrocampista indispensabile, titolare. Eppure, per molti romanisti, è l’emblema della percepita continua mediocrità del club.

Persino i suoi detrattori devono riconoscere che Cristante non entra nell’undici titolare senza un motivo, o perché sta segretamente ricattando ogni allenatore che la Roma assume. La versatilità tattica di Cristante è la vera ragione per cui è rimasto in campo così a lungo, sia a Roma che nella formazione titolare. Sebbene inizialmente giocasse come centrocampista offensivo nell’Atalanta di Gasperini prima di trasferirsi alla Roma, da quando è arrivato in giallorosso Cristante ha saputo giocare come centrocampista arretrato, mezzala box-to-box, centrocampista difensivo e persino come difensore centrale in una difesa a tre. Questi cambi di ruolo si basano sul fatto che il principale valore aggiunto di Cristante è il suo senso della posizione e la capacità di giocare palla fuori dalla difesa: anche se non è il giocatore più appariscente, è questo che chiaramente lo ha trattenuto. Finora, durante il secondo mandato di Gasperini con Cristante, la Roma ha utilizzato Cristante nel ruolo di perno arretrato, garantendo la stabilità difensiva che consente a Manu Koné, Matías Soulé, Wesley e Paulo Dybala la libertà di avanzare e attaccare.
Gli allenatori apprezzano Cristante per la sua costanza, la sua resistenza fisica e la sua incrollabile disciplina tattica. È quasi sempre disponibile e di solito si può contare su di lui se si vuole una prestazione da sei o sette su dieci da parte del proprio centrocampista. Fa il lavoro sporco di un centrocampista moderno: recupera il possesso palla, cerca di spingere in avanti e lascia brillare i giocatori più brillanti. Mentirei, però, se non ammettessi che molti romanisti (me compreso) si aspettano di più da un titolare di lunga data (e ora capitano) del club che la disponibilità e un numero minimo di uscite da incubo. I romanisti apprezzano giustamente il talento, la brillantezza tecnica, la grinta e la creatività: è per questo che centrocampisti come Daniele De Rossi, Radja Nainggolan o Damiano Tommasi vengono ricordati con affetto, mentre Cristante, beh, forse non altrettanto.

Ci sono altri due motivi per cui i romanisti non apprezzano Cristante, e probabilmente non lo apprezzeranno nemmeno quando sarà ufficialmente il capitano della Roma. In primo luogo, Cristante non è solo un titolare fisso della Roma: ha giocato con continuità per la Nazionale italiana dalla fine degli anni 2010, e si vocifera che Gennaro Gattuso intenda schierarlo anche in vista del Mondiale della prossima estate. Le stesse persone che sognano di più da un centrocampista titolare rispetto alle prestazioni di Cristante, “sempre disponibile, buono ma non eccezionale”, si lamentano giustamente di quanto siano caduti in basso gli Azzurri negli ultimi tempi. Dopo la vittoria a Euro 2020,

La nazionale italiana ha avuto un pessimo rendimento e sta lavorando per ricostruirsi dopo la scioccante mancata qualificazione ai Mondiali del 2022. Per i tifosi, la presenza costante di Cristante in Nazionale è diventata sinonimo della stagnazione dell’Italia post-Europeo 2020 e, agli occhi di alcuni romanisti, della stagnazione del loro club, al di là della vittoria in Europa Conference League.

In secondo luogo, direi che la fascia di capitano di Cristante segna la vera fine di un’era definita da leader carismatici della città natale. Bryan Cristante non è un erede scontato al trono romantico di un Totti o di un De Rossi, o persino di Alessandro Florenzi, il ragazzo che avrebbe giocato da portiere per la Roma se ciò avesse significato poter rappresentare la squadra della sua infanzia. Piuttosto, la fascia di capitano di Cristante è una ricompensa per la sua incrollabile affidabilità, qualcosa che gli allenatori della Roma hanno apprezzato più di ogni altra cosa. Ma per una tifoseria abituata alla leadership simbolica delle leggende locali, e una tifoseria praticamente affamata di un’altra superstar romana che segua le orme di Totti e De Rossi, la fascia di capitano di Cristante rappresenta un allontanamento da quel passato familiare e romantico, verso un futuro potenzialmente meno glamour, più aziendale e, in definitiva, meno romano.

La sua fascia di capitano potrebbe essere breve; per quanto ne sappiamo, la prossima leggenda romana sta per diplomarsi e indosserà la fascia di capitano all’età di 22 anni, come fece Francesco Totti. Fino ad allora, Cristante è il volto di un’era di transizione: un’era in cui l’affidabilità potrebbe essere premiata rispetto al romanticismo, in cui la resistenza potrebbe prevalere sull’estro e in cui le decisioni sulla fascia di capitano riflettono il pragmatismo più dell’emotività.

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*